È pensiero comune che oggi in Nord America i nativi (pellerossa ed eschimesi inuit) siano ridotti in minoranza in riserve nel loro stesso Paese, eppure non tutti sanno che esistono due entità territoriali dove sono ancora la maggioranza assoluta della popolazione: uno di questi è il Territorio del Nord-Ovest, nel complicato territorio della Federazione Canadese, tutt’oggi ufficialmente definita come Dominion del Canada, sottoposto alla Corona di Londra. I coloni anglosassoni usavano denominare “territorio disorganizzato” un’area ancora poco colonizzata abitata in prevalenza da nativi, mentre quando i coloni raggiungevano un numero considerevole e comunque superiore ai nativi il territorio otteneva la caratteristica fondamentale per potersi considerare Stato. Finora il governo federale canadese a maggioranza anglosassone ha sempre rifiutato non solo di cambiare lo status del Territorio in quello di Stato vero e proprio, ma anche di conferirgli un nome ufficiale. Ad oggi, esso conta una popolazione composta al 40% da nativi Athabaska, al 15% da Inuit, al 30% da coloni anglofoni e al 10% da coloni francofoni. C’è chi scommette che la statualità verrà concessa solo quando i coloni supereranno per numero i nativi. Allo stato attuale della situazione, si rileva comunque che i favorevoli alla fondazione del primo Stato “aborigeno” del Nord America siano gli Athabaska, che costituiscono la maggioranza assoluta della popolazione, gli Inuit, secondo gruppo autoctono per numero, ma anche i franco-canadesi: dunque due abitanti su tre, con la sola esclusione dei coloni anglofoni.
Chi è più avanti lungo la strada del riconoscimento della statualità è il vicino Nunavut, territorio che gli Inuit (quasi il 90% della popolazione) sono riusciti nel 1999 a secedere dal Territorio Nord-Occidentale, introducendo un toponimo nazionale e abolendo la parola anglofona “territory”. Tuttavia, de facto tale resta per la Costituzione canadese. Non se ne parla come per la regione del Québec, ma in Nunavut cresce rapidamente il desiderio di formare uno Stato nazionale indipendente dalla Federazione Canadese.
Gli Inuit sono maggioranza della popolazione anche nella regione settentrionale del Labrador, che sta diventando un vero guazzabuglio all’interno della Federazione Canadese: annesso in epoca coloniale alla Terranova per assicurarlo al governo anglosassone, la regione settentrionale a maggioranza inuit (Nunatsivut) ha ottenuto l’autonomia. La parte meridionale, usurpata illegalmente al Québec nel 1927, è rivendicato fortemente dalla regione francofona. Fino al 1912, infatti, non esisteva un confine netto tra Québec e Labrador-Terranova, poiché per legge la Terranova aveva il diritto solo sulla costa del Labrador mentre il Québec sull’interno. La frontiera fu stabilita solo nel 1912 e modificata unilateralmente dagli inglesi nel 1927, secondo modalità di suddivisione mai riconosciute dal governo regionale del Québec. A ciò si unisce un desiderio diffuso in tutto il Labrador di separarsi dalla Terranova e costituire Territorio/Stato a sé.
La stessa Terranova, entrata nella Federazione Canadese solo nel 1949 dopo un referendum che sancì l’annessione con una maggioranza di voti favorevoli molto risicata, oggi sembra allontanarsene sempre più, e il dibattito di sostituire l’attuale bandiera coloniale inglese col tricolore di Terranova ne è riprova.
Altro spinoso problema in seno alla Federazione Canadese è la questione delle Maritimes, ovvero le tre piccole province marittime atlantiche, in epoca francese riunite insieme nella regione dell’Acadia e successivamente smembrate dagli inglesi in Nuova Scozia, Nuovo Brunswick e Isola del Principe Edoardo (Ile-Saint-Jean per i francofoni). Sia per esigenze pratiche sia, anche, per motivi nazionalistici la popolazione ne chiede la riunificazione. Eppure, il governo federale anglofono è restio ad accordarla dal momento che, in questo modo, si riformerebbe la vecchia Acadia storica, composta da popolazioni marcatamente anti-inglesi. Del resto nonostante lo sterminio degli acadiani per mano britannica tra il 1755 ed il 1764, questi costituiscono ancora la maggioranza della popolazione in almeno metà del territorio del Nuovo Brunswick e in cinque contee o distretti di Nuova Scozia e Ile-Saint-Jean.
C’è poi un’altra questione, relativa alla numerosa minoranza francofona del Pays d’en Haut, ex suddivisione amministrativa del Canada francese comprendente la zona dei grandi laghi (oggi Ontario, Manitoba, Saskatchewan e parte dell’Alberta) che ha subìto uno sconquassamento demografico dopo il 1791 a causa dell’immigrazione dei lealisti inglesi sconfitti negli Stati Uniti. Oggi costituisce, fuori dal Québec, la più grande comunità francofona in numero assoluto, oltre 500.000 persone, e la seconda in numero relativo dopo l’Acadia. Nonostante il dramma dell’assimilazione crescente, in Ontario i francofoni hanno recentemente ottenuto la concessione di alcuni servizi pubblici in lingua francese nelle contee dove costituisco oltre il 10% della popolazione (in Prescott and Russel sono il 66% e molti chiedono il passaggio al confinante Québec).
Da segnalare infine una situazione in evoluzione anche nell’Ovest canadese, separato e lontano fisicamente dal governo, dove negli ultimi anni sono aumentati i movimenti autonomisti come il West Party, o quello nella Columbia Britannica per la creazione della Repubblica di Cascadia, insieme a Oregon, Washington e Idaho, riunificando così l’antico territorio conteso per secoli prima da spagnoli e russi, poi da inglesi e statunitensi. Del resto, c’è chi dice nella Columbia Britannica che Vancouver sia più vicina a Seattle che a Ottawa.
Molti anglofoni ritengono che la Federazione Canadese imploderà a causa dei francofoni del Québec, senza considerare i Territori del Nord-Ovest dove è in atto la costituzione di due Stati nazionali indigeni, uno eschimese inuit e l’altro “pellerossa” athabaska: Nunavut ha compiuto negli ultimi quattordici anni quasi lo stesso percorso intrapreso dal Québec in 239 anni. La Federazione Canadese sembra proprio configurarsi come il Paese più artificiale al mondo, eretto su un precario equilibrio istituzionale e formato da Stati (Québec), Territori (Nunavut), nazioni senza Stato (Acadia), nazioni con un potenziale Stato (Athabaska), Stati multietnici artificiali (Ontario, Manitoba, Saskatchwen, Alberta..) e territori in fase di colonizzazione (Yukon). Tutte queste questioni sono separate, a volte conflittuali, ma sempre più spesso travalicano il confine artificiale con gli Stati Uniti, come nel caso della questione acadiana e della questione Columbia-Oregon, mettendo dunque in serio pericolo anche la stabilità territoriale di un’area importante della prima potenza mondiale.